Visualizzazioni totali

domenica 18 gennaio 2015

Toni Turek il "Dio del Calcio"


Accadde il 4 luglio 1954 a Berna.
Quel giorno si disputò la finale dalla Coppa del Mondo di Calcio allora detta la Coppa Rimet.
Di fronte vi erano le nazionali di Ungheria e Germania Ovest.
Tra i pali delle due formazioni vi erano due "eroi" del ruolo più bello del mondo. 
A difendere i pali della Germania Ovest  Anton "Toni" Turek mentre tra i pali dell'Ungheria vi era Gyula Grosics la "Pantera Nera".
Dopo un avvio favorevole ai magiari che segnarono due volte in pochi minuti con Puskas e Czibor i tedeschi ripresero le redini del gioco e nel giro di dieci minuti pareggiarono i conti con Morlock e Rahn.
La partita era già sul 2 - 2 quando il tabellone dello stadio segnava il minuto  '18 nel primo tempo.
Le grandi parate dei due portieri conservarono il risultato fino a quando il tedesco Rahn completò la sua giornata storica realizzando, con un preciso rasoterra,  la rete del  3 - 2 per la Germania al minuto '84.
Quando ormai la vittoria sembrava a portata di mano il magiaro Czibor sfruttò un attimo di indecisione della difesa tedesca e scagliò un potente tiro verso la porta tedesca.
Ai tifosi tedeschi si gelò il sangue nelle vene.
Ma a salvarli ci pensò il portiere "Toni" Turek che, con uno splendido tuffo, deviò la sfera calciata da Czibor in angolo. La Germania Ovest, per la prima volta nella sua storia, alzò la Coppa Rimet al cielo.
Ancora oggi, in Germania, si tramanda di generazione in generazione quella frase che il radiocronista Herbert Zimmermann ebbe a dire commentando in diretta quella parata di Turek: "Toni, sei il Dio del Calcio".
Tutta l'adrenalina di chi vide quell'azione è sintetizzata in quella frase di Zimmermann che arrivò da Berna, attraverso la radio, nelle case di tutta la Germania. 
Fu consacrato quel giorno lì Anton "Toni" Turek, anche detto il "Dio del Calcio". Un Eroe del Nostro Calcio Romantico.




Gianluca Pagliuca e il sigillo sullo scudetto della Sampdoria 1990-1991



Accadde nel pomeriggio del 5 maggio 1991 allo Stadio Meazza di San Siro in Milano.
La Sampdoria di Vujadin Boskov lanciata verso lo scudetto affrontava l'Inter di Giovanni Trapattoni.
Tra i pali delle due formazioni c'erano due grandi portieri: Walter Zenga detto l'"Uomo Ragno" tra i pali dei nerazzuri e il "bolognese" Gianluca Pagliuca tra i pali doriani.
La sfida tra i due portieri, quel pomeriggio del 1991, la vinse il più giovane Pagliuca.
Le azioni d'attacco dell'Inter durante tutto il primo tempo trovarono Pagliuca sempre pronto a dire di no alle bocche da fuoco nerazzurre.
Dopo il vantaggio della Sampdoria realizzato da Giuseppe Dossena l'Inter ebbe la grande occasione di pareggiare allorché l'arbitro D'Elia concesse ai nerazzurri un calcio di rigore.
Il tedesco Matthaus si presentò sul dischetto deciso come al solito.
Tuttavia il suo tiro risultò piuttosto centrale e Pagliuca compì l'ennesimo miracolo respingendolo prima e da terra mettendoci di nuovo il piede quando il tedesco dell'Inter tentò di ribadire la palla in rete. Un autentico miracolo che consentì alla Samp di mantenere il vantaggio.
Poco dopo il bomber Gianluca Vialli  sancì, con la rete del 2 - 0, la vittoria finale dei doriani.
Una vittoria che per la Sampdoria, a tre giornate dalla fine del campionato, risultò di fatto determinante per l'aggiudicazione del primo scudetto della sua storia.
E determinante fu quella parata di Pagliuca sul calcio di rigore di Matthaus.  
Un sigillo sullo scudetto.






lunedì 5 gennaio 2015

Michael Konsel il portiere più affascinante del mondo


Quando nell'estate del 1997 la Roma acquistò il portiere austriaco Michael Konsel io fui felice.
Il portiere austriaco, che arrivava da 12 anni di grandi parate tra i pali del Rapid Vienna, era già stato votato più volte come miglior portiere e, addirittura in due occasioni, come miglior giocatore della Bundesliga  Austriaca.
Chi si intendeva, un poco,  di calcio internazionale sapeva bene qual'era il valore di questo straordinario portiere.
Il fatto, poi, che il giocatore che sbarcò a Roma era un bel ragazzotto di 35 anni con quel bel capello brizzolato che gli regalava un grande fascino, beh, forse era solo un dettaglio.
Fatto è che, in una sola stagione (1997/1998), Konsel entrò di diritto nella lista dei grandi portieri che avevano vestito la maglia giallo-rossa. In quella stagione fu eletto miglior portiere del Campionato Italiano di Calcio, la Serie A.
Come già detto all'inizio io fui particolarmente felice che una squadra italiana avesse acquistato un portiere del valore di Konsel. In quella stagione lui fu il mio portiere al "Fantacalcio".
Tanto per fare qualche nome in quella stagione Konsel prevalse nella classifica dei portieri mettendosi alle spalle gente del calibro di Angelo Peruzzi (Campione d'Italia con la sua Juve), Francesco Toldo della Fiorentina, Gigi Buffon del Parma, Sebastiano Rossi e Massimo Taibi del "mio" Milan, Gianluca Pagliuca dell'Inter, Luca Marchegiani della Lazio e via dicendo.
Insomma alla prova dei fatti l'austriaco Michael Konsel arrivò in Italia, già terra di grandi portieri a prescindere, e impose tutta la sua classe. Bello sì, e affascinante più di qualsiasi altro giocatore della Serie A italiana: indubbiamente un bel vedere per signore e signorine d'Italia... ma anche bravo. Molto bravo.
Nella stagione successiva, purtroppo, un infortunio gli pregiudicò la possibilità di ripetersi ai livelli che gli erano più consoni.
Nell'estate del 1999 si trasferì a Venezia dove trovò il "nostro" Fabrizio Casazza tra i portieri della rosa della squadra lagunare.

 (Venezia - Stagione 1999/2000)

Konsel chiuse al termine di quella stagione 1999-2000 la sua carriera agonistica.
Per 43 volte difese la porta della nazionale austriaca partecipando ai mondiali di Italia 1990 (come riserva dell'esperto Klaus Lindenberger - altro grande portiere -) e Francia 1998 nelle vesti di titolare della maglia numero 1.
Michael Konsel resterà per sempre il portiere più affascinante della Storia del Calcio ma chi lo vide all'opera in Italia in quella stagione 1997/1998 potrà dire di aver visto uno dei più grandi portieri austriaci di ogni tempo.



(Konsel e Baggio Mondiale di Calcio Francia 1998)






Quando la "Pantera Nera" chiese scusa al "Ragno Nero"


Accadde il 28 luglio 1966 nel leggendario Tempio del Calcio, lo Stadio di Wembley, in Londra.
Quel giorno lì si affrontarono per la finale del terzo e quarto posto del Campionato Mondiale di Calcio il Portogallo della "Pantera Nera" Eusebio e l'Unione Sovietica del leggendario portiere Lev Jascin, il "Ragno Nero".
Al dodicesimo minuto del primo tempo l'arbitro inglese Dagnall vide un evidente fallo di mano commesso da un difensore sovietico in area di rigore e concesse così, senza esitazioni, un calcio di rigore a favore dei portoghesi.
Sul dischetto si posizionò la "Pantera Nera" Eusebio che, sin lì, aveva realizzato già 8 reti ed era il capocannoniere del mondiale.
Di fronte a lui la muraglia umana: Lev Jascin con quelle sue lunghe leve nere pronte a scattare verso il pallone.
Quando Eusebio partì per calciare il pallone Jascin sapeva già che il tiro sarebbe stato indirizzato alla sua destra e, infatti, si tuffò proprio da quella parte.
Tuttavia il tiro della "Pantera Nera" fu molto potente e le mani protese di Jascin riuscirono solo a sfiorare quel pallone che si infilò in rete.
Mentre Jascin raccoglieva il pallone che la rete aveva rispedito in campo Eusebio andò verso di lui e, quasi imbarazzato, gli mise una mano sulla spalla ed in inglese gli disse: "Jascin, scusa !".
La statura umana, prima ancora che sportiva, di questi leggendari Campioni resterà sempre impressa nella memoria di tutti gli appassionati del Calcio grazie ad episodi come questo. Un Calcio Romantico che oggi giorno non c'è più, se non nella nostra  memoria.
Questo aneddoto viene raccontato nel libro "Jasin. Vita di un portiere" che è stato già oggetto di un precedente post: http://allafinedelprimotempo.blogspot.it/2014/12/jasin-vita-di-un-portiere-un-libro.html.


Probabilmente uno dei più bei libri calcio dedicati ad un portiere che siano mai stati mandati alle stampe.


(Eusebio si scusa con Jascin)









Antonio "Tota" Rodriguez Carbajal l'eroe delle Cinque Coppe


Antonio Félix "Tota" Rodriguez Carbajal  è il più leggendario portiere della storia del calcio Messicano.
Insieme al nostro Gianluigi Buffon e al tedesco Lothar Matthäus detiene il record di aver partecipato a cinque edizioni della Coppa del Mondo di Calcio.
Carbajal detto anche "El Cinco Copas" partecipò con la sua nazionale ai mondiali 1950, 1954, 1958, 1962 e 1966.
Nato il 7 giugno 1929 a Città del Messico giocò la sua prima partita mondiale il 24 giugno 1950 giorno in cui, nel leggendario Stadio  Maracanà di Rio de Janeiro,  il Messico  venne sconfitto 4 - 0 dal Brasile padrone di casa. Nella seconda sfida di quel mondiale 1950 Carbajal raccolse ancora 4 palloni nella sua porta nella sconfitta per 4 -1 patita dal Messico contro la Jugoslavia.  Nell'ultima gara di quel mondiale 1950 il Messico venne sconfitto dalla Svizzera per 2 - 1.
Nella fase finale del  Mondiale 1954 che si disputò in Svizzera Carbajal scese in campo solo in occasione della seconda partita che disputò il Messico: il 19 giugno 1954 la Francia sconfisse, a Ginevra,  i sudamericani per 3 - 2 sancendone l'eliminazione dalla competizione.
Nel Mondiale 1958 che si disputò in Svezia Carbajal giocò tutte le tre gare disputate dal Messico. L' 8 giugno 1958 i sudamericani vennero sconfitti per 3 - 0 dai padroni di casa della Svezia, quindi l'11 giugno pareggiarono 1 -1 contro il Galles per finire la competizione mondiale così com'era iniziata cioè con una sconfitta per 4 - 0 contro l'Ungheria.
Il 30 maggio 1962 il Messico esordì, nella fase finale del mondiale che si disputò in Cile, contro il Brasile. Carbajal, dopo aver mantenuto inviolata la sua porta per tutto il primo tempo,  venne battuto due volte da Zagalo e da Pelé nella ripresa per il 2 - 0 finale a favore del Brasile.
Quindi il 3 giugno 1962 il Messico venne sconfitto di misura dalla Spagna per 1 - 0 e, anche in questo caso, il gol spagnolo arrivò soltanto a due minuti dalla fine della gara e fu opera di Peirò. Già eliminata dalla competizione la squadra di Carbajal si regalò la soddisfazione di centrare  la vittoria  ai danni della Cecoslovacchia, piegata per 3 - 1 nella partita finale del girone.
Nella comitiva messicana che si presentò in Inghilterra per disputare la Coppa del Mondo di Calcio nel 1966 "Tota" Carbajal, all'età di 37 anni, venne aggregato come secondo portiere a far da "chioccia" al più giovane titolare Caldéron.
Tuttavia, dopo il pareggio con la Francia 1 -1 e la sconfitta contro i padroni di casa inglesi per 2 - 0 il tecnico messicano Ignacio Trelles concesse a Carbajal di scendere in campo nel'ultima sfida del girone contro l'Uruguay. Quella presenza consentì a Carbajal di divenire il primo calciatore al mondo ad aver disputato gare valide per ben cinque edizioni del Campionato Mondiale di Calcio.
Da parte sua  anche la nazionale dell'Uruguay omaggiò, seppur involontariamente, il record del "Tota": quella disputata a Londra, nello stadio di Wembley,  il 19 luglio 1966 fu l'unica delle sue 11 partite mondiali  in cui non subì alcun gol.
Le 25 reti subite in totale da Carbajal, in quelle 11 partite di Coppa del Mondo di Calcio, restano un saldo negativo record che tuttavia, nel corso dei decenni, non ha minimamente offuscato la storica e leggendaria figura del "Tota", l'originale "El Cinco Copas" della storia del Calcio Mondiale.








domenica 4 gennaio 2015

Gordon Banks e la parata più straordinaria di tutti i tempi


Accadde il 7 giugno 1970 allo stadio di Guadalajara in Messico.
Nella quarta gara del Gruppo 3 valida per la fase finale della Coppa del Mondo di Calcio si affrontarono il Brasile e l'Inghilterra.
Dopo poco più di dieci minuti dall'inizio della gara il brasiliano Jairzinho giunto sulla linea di fondo campo, appena entrato in area di rigore inglese, effettuò un preciso traversone sul secondo palo dove, ad attendere la palla c'era Pelè, "O Rey".
Il campione brasiliano staccò di testa e, restando sospeso in area come se avesse avuto le ali ai piedi, schiacciò con potenza la palla verso la porta difesa dall'inglese Gordon Banks.
Quando la palla toccò terra e Banks dal centro della porta si tuffò sulla sua destra per tentare la parata  Pelè aveva già alzato  le braccia al cielo per festeggiare la rete del vantaggio brasiliano.
L'urlo del gol restò strozzato nella gola dei brasiliani allorché la mano destra del portiere inglese schiaffeggiò quel pallone che si impennò e, con  una parabola incredibile, finì la sua corsa fuori dal campo passando sopra l'incrocio dei pali della porta di Banks.
Il più forte portiere inglese di ogni epoca aveva compiuto un miracolo "storico".
A tutt'oggi quella parata di Gordon Banks è ricordata come la più straordinaria di tutti i tempi.
Di quella parata ebbe a dire proprio Pelè: "Banks è saltato come un salmone che risale le cascate."
Quando il colombiano Renè Higuita,  il 6 settembre del 1995 a Wembley (proprio in casa degli inglesi), eseguì la sua fantastica parata de "El Scorpion" entrò nella storia del calcio per la parata più spettacolare di tutti i tempi.
La spettacolarità teatrale dell'intervento di Higuita e la soprannaturale straordinarietà della prodezza di Banks resteranno per sempre nella storia del Calcio.

(La straordinaria parata di Gordon Banks)




venerdì 2 gennaio 2015

Ivo Viktor l'eroe di Belgrado


Accadde la sera di domenica 20 giugno 1976 allo stadio della "Stella Rossa" di Belgrado.
Per la finale della quinta edizione del Campionato Europeo di Calcio si affrontarono la Germania Ovest (detentrice del trofeo) e la Cecoslovacchia.
Nelle semifinali i cechi avevano piegato l'Olanda ai tempi supplementari mentre i tedeschi, sempre dopo i tempi supplementari, riuscirono ad aver ragione della Jugoslavia padrona di casa.
I tedeschi arrivavano all'appuntamento finale da Campioni del Mondo in carica avendo vinto il mondiale giocato in casa nel 1974 oltreché, come detto, da detentori anche del titolo europeo vinto nel 1972.
Il pronostico appariva scontato.
La formazione della Cecoslovacchia non aveva particolari talenti. Ciò che costituiva la forza dei cechi era un collettivo solido che sviluppò un gioco pratico e molto essenziale. Le individualità di maggior talento furono  espresse sin lì dal regista Antonin Panenka e dal portiere Ivo Viktor il quale, in più di una occasione,  salvò la squadra con interventi prodigiosi.
La partita finale iniziò con una brutta sorpresa per i tedeschi che già al minuto 26 del primo tempo erano sotto di due reti.
Gli esperti giocatori della Germania raggiunsero il pareggio all'89°minuto quando ormai la vittoria della Cecoslovacchia pareva certa. 
Tra la rete del 1 - 2 (siglata dal tedesco Dieter Muller) e il definitivo pareggio tedesco il portiere ceco Viktor fu protagonista di alcuni interventi decisivi che tuttavia non servirono per vincere la gara nei novanta minuti dei tempi regolamentari.
Il gol del pareggio tedesco fu contestato dal portiere Viktor che accusò l'autore della rete Hölzenbein di aver alzato il gomito ostacolando così la sua respinta in occasione di quell'azione da calcio d'angolo.
Si andò ai supplementari e, dopo che anche quelli terminarono sul risultato di 2 - 2, la lotteria dei calci di rigore decretò la squadra vincitrice.
Dagli undici metri realizzarono tutti i primi quattro tiratori per squadra: al quinto rigore per i tedeschi si presentò sul dischetto l'esperto Uli Hoeness.
Hoeness prese la rincorsa e calciò forte. Troppo forte. E il suo tiro finì di molto sopra la traversa seguendo una traiettoria che, ad ogni modo, Ivo Viktor aveva intuito.
Il colpo finale alla Germania lo diede l'altro talento della Cecoslovacchia. Panenka, a cui toccò il rigore decisivo, non si preoccupò di avere di fronte uno dei migliori portieri del mondo, Sepp Maier e calciò il suo rigore con il celebre "cucchiaio": un tiro lento e centrale a scavalcare il portiere tedesco che si tuffò lateralmente e vide quella beffarda traiettoria finire in rete.
La Cecoslovacchia vinse quel campionato Europeo  1976 e il suo portiere Ivo Viktor, protagonista indiscusso di quella partita finale, fu eletto il miglior giocatore del torneo ed entrò, di fatto, nella galleria dei portieri più leggendari della storia del Calcio.