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martedì 23 giugno 2015

Gilbert Bodart da portiere a cameriere ... passando per la galera.


Ai tempi del mondiale di Mexico 1986 Gilbert Bodart era il terzo portiere della comitiva belga dietro al leggendario Jean-Marie Pfaff e a Jackie Munaron.
Estroso e valente portiere dello Standard di Liegi in quel decennio tra il 1985 e il 1995 fu nominato in ben quattro anni miglior portiere del campionato belga (1984/1985 1985/1986 1991/1992 e 1994/1995).
E considerando che  nel medesimo periodo in Belgio giocava anche Michel Preud'Homme (che  in quello stesso decennio vinse pure lui per quattro anni consecutivi la palma di miglior portiere del campionato belga  -dal 1987/1988 al 1990/1991) si può intuire bene quanto alto fosse il livello di capacità richiesto per arrivare a giocare  tra i pali dei "diavoli rossi".
Bodart era nella comitiva del Belgio anche in occasione del mondiale di Italia 1990  ma nemmeno in quella occasione riuscì a giocare alcun incontro.
Dopo quindici anni con la maglia dello Stardard di Liegi squadra nella quale debuttò da titolare proprio soffiando il posto a Preud'Homme quando quest'ultimo patì la sospensione per una storia di calcio-scommesse,  nella stagione 1996/1997 Bodart fece una fugace apparizione in Francia tra i pali del Bordeaux  salvo rientrare subito in patria la stagione successiva passata ancora a difendere i pali del "suo" Standard.
Nella stagione successiva, con somma gioia mia e dei tifosi del Brescia  Gilbert Bodart approdò in Italia a difendere i pali della squadra lombarda che militava nel Campionato di  Serie B.
Superfluo affermare che, nonostante fosse approdato in Italia a 36 anni suonati, il portiere belga fece subito la differenza e anche grazie alle sue parate nella seconda stagione con la maglia del Brescia festeggiò la risalita della squadra nella Serie A.
Tuttavia Bodart non giocò la stagione successiva nel massimo campionato italiano.
Nel corso dell'estate si trasferì al Ravenna restando così a giocare nella serie cadetta.
Dopo poche apparizioni nella stagione 2000/2001 con la maglia del Ravenna  Bodart rientrò in patria e, tra i pali del Beveren, nella stagione 2001/2002 a quarant'anni suonati decise di smettere con il calcio giocato.
Singolare la coincidenza per cui, pur stretto tra due mostri sacri come Pfaff e Preud'Homme (che alla fine gli lasciarono la miseria di 12 gettoni di presenza con la maglia nazionale nell'arco di un decennio) Bodart iniziò la carriera nello Standard approfittando, come detto, del passo falso di Preud'Homme per poi finire la carriera in quel Beveren che fu il trampolino di lancio di Jean-Marie Pfaff: un  triangolo di numeri  1.
Iniziata la carriera di allenatore Bodart non ritrovò più la fama e lo smalto che aveva tra i legni della porta e, nel 2008, finì addirittura in galera dopo essere stato accusato di complicità con una banda di malviventi.
Uscito di prigione tentò di riprendere la via buona trovandosi un lavoro come cameriere e, certamente, tra una portata e l'altra  avrà ripensato ai bei tempi passati a difendere la rete del suo Standard... quando non era ancora il tempo della redenzione.


(07/06/1995 Bodart in una delle rare apparizioni con la maglia del Belgio)






sabato 13 giugno 2015

Viktor Chanov e il "blocco imperfetto" della Dinamo Kiev a Mexico 1986


Quando, alla vigilia del Mondiale di Calcio di Messico 1986, il colonnello Valerij Lobanovskyj riprese il posto di Commissario Tecnico della nazionale di calcio russa la prima cosa che gli venne naturale fare fu innestare nel team nazionale gran parte della "sua" straordinaria Dinamo Kiev.
La formazione di club ucraina, nella notte del 2 maggio 1986 in quel di Lione (Francia),  vinse la Coppa delle Coppe schiantando gli spagnoli dell'Atletico Madrid per 3 reti a 0 destando una grandissima impressione. Allora, ricordo, si parlò della Dinamo Kiev di Lobanovskyj come della squadra che giocava il "calcio del 2000".
La formazione ucraina che vinse la Coppa delle Coppe 1985/1986 era schierata così; Chanov, Baltacha, Bessonov, Kuznetsov, Demianenko. Yaremchuck, Zavarov, Yakovenko, Rats, Belanov, Blockhin.
La formazione della Russia che, esattamente un mese dopo, il 2 giugno 1986,  scese in campo a Irapuato nella prima gara della Coppa del Mondo in Messico disintegrando con un netto 6 - 0 l'Ungheria era, invece, così schierata: Dasaev, Bessonov, Demianenko, Yaremchuck, Yakovenko, Zavaron, Kuznetsov, Larionov, Belanov, Alejnikov, Rats.
Praticamente la Dinamo Kiev che un mese prima aveva vinto a Lione.
Tra i grandi assenti  il portiere Viktor Chanov che, nelle gerarchie nazionali, era il dodicesimo uomo alle spalle del leggendario Rinat Dasaev.
Con la maglia numero 1 blindata, da  tale personaggio, a Chanov restarono poche occasioni per poter dimostrare il suo valore  con la sua nazionale.
Già secondo portiere al mondiale di Spagna 1982 (quando con lui a fare il terzo portiere  c'era anche il fratello Vyacheslav) sempre dietro Dasaev per Viktor Chanov, al mondiale messicano del 1986 ci fu l'occasione per disputare una partita: accadde il 9 giugno quando il "nostro" sostituì Dasaev nella gara vinta dalla Russia per 2-0 contro il Canada di Tino Lettieri.
In totale, alla fine della sua esperienza con la nazionale russa, Viktor Chanov contò dalla sua 21 presenze.
Le 91 presenze di Dasaev, più o meno nello stesso lasso di tempo, evidenziano come, di fatto, Viktor Chanov seppur grande protagonista tra i pali della sua Dinamo Kiev visse in nazionale sempre pressoché all'ombra del grande Rinat.
Quel blocco che il Colonnello Lobanovskyj portò in nazionale nel 1986 fu, almeno per Chanov, come un "blocco imperfetto"...  mancava, infatti proprio lui che, detto per inciso, è stato un valido interprete del ruolo.


(Viktor Chanov)



Michel Preud'Homme e il Guanto d'Oro 1994


Accadde alla fine del Mondiale di U.S.A. 1994.
Per la prima volta nella storia del Campionato Mondiale di Calcio la F.I.F.A. istituì un riconoscimento ufficiale destinato al miglior portiere della fase finale della competizione.
In origine quel premio fu denominato Premio Lev Jascin in onore del leggendario portiere russo.
Successivamente, a decorrere dall'anno 2006, è stato rinominato "Golden Glove", il "Guanto D'Oro".
In quel mondiale americano del 1994 la commissione tecnica della F.I.F.A. decretò miglior portiere del torneo il belga Michel Preud'Homme.
Erede della maglia numero 1 dei  Diavoli Rossi, Preud'Homme raccolse il testimone dal leggendario Jean-Marie Pfaff.
E  per quasi otto anni fece di tutto per non farlo rimpiangere.
Nel corso della prima fase di quel mondiale 1994 il  Belgio piegò  con un doppio 1-0  Marocco e Olanda venendo poi clamorosamente sconfitto dall'Arabia Saudita sempre col punteggio per 1-0.
Nelle prime due gare le parate di Preud'Homme furono  determinanti nel conservare il minimo vantaggio e così la sconfitta nella gara con l'Arabia Saudita fu ininfluente per il passaggio agli ottavi di finale dove, però, ai Diavoli Rossi toccò in sorte la temibile Germania allenata da Berti Vogts.
Nella sfida con i tedeschi, che si chiuse con la sconfitta del Belgio per 3 -2, Preud'Homme compì una serie di miracoli a ripetizione tenendo in partita i suoi fino alla fine.
Così, nonostante l'eliminazione negli ottavi di finale, le strepitose gesta del ricciolone Michel gli valsero un riconoscimento "Mondiale".
Preud'Homme chiuse la sua carriera tra i pali dei diavoli rossi nel 1995 dopo aver messo insieme ben 58 presenze. 
Una leggenda al pari dei suoi predecessori Piot e Pfaff.



(02/07/1994  Germania - Belgio 3 -2)




martedì 2 giugno 2015

Ulrich "Uli" Stein e una carriera passata tra vittorie, polemiche e cazzotti.


Nella rosa della nazionale della Germania Ovest che prese parte al Mondiale di Calcio di Mexico 1986 Ulrich Stein, detto Uli, era il portiere di riserva. Il dodicesimo uomo.
La porta della nazionale tedesca era chiusa a doppia mandata, già da anni,  da un tipo di nome Harald "Toni" Schumacher.
Eppure (a guardare il Palmares tra  "Uli" e "Toni")  all'alba di quel mondiale 1986 i titoli dell'uno erano validi almeno quanto quelli dell'altro.
Uli aveva dalla sua due scudetti consecutivi con la maglia dell'Amburgo 1981/1982 e 1982/1983 e, ciliegina sulla torta, aveva già vinto nel 1983 la Coppa Campioni  con lo stesso Amburgo nella sfida finale di Atene contro la Juventus.
Toni sin lì aveva in bacheca uno scudetto (1977/1978) e tre edizione di Coppa di Germania con il suo Colonia e, come ciliegina sulla torta, aveva dalla sua la titolarità della maglia nazionale nella vittoriosa campagna europea di Italia 1980 con la Germania Ovest.
Insomma tra i due nessuno si sentiva inferiore all'altro.
Schumacher era al suo secondo mondiale da protagonista mentre Stein era alla sua prima avventura mondiale.
Cosa andò storto ancora non è del tutto  chiaro nemmeno oggigiorno.
Di certo accadde che nel bel mezzo del mondiale messicano Uli Stein, probabilmente in un momento di frustrazione per la mancata considerazione del selezionatore nazionale (il "Kaiser" Franz  Beckenbauer ), tardò a rientrare nel ritiro tedesco dopo una libera uscita serale e, oltretutto, quando si presentò in ritiro era visibilmente "alticcio".
Questo fatto, in perfetta coincidenza temporale con alcune dichiarazioni polemiche dello stesso Stein riguardo la gestione tecnica del "Kaiser" che erano apparse sulla stampa nazionale tedesca, ne determinò in prima battuta il declassamento a terzo portiere della nazionale e, nel giro di poche ore, la definitiva espulsione dal gruppo dei convocati.
Il "Kaiser" Fraz lo rispedì a casa consegnando la maglia numero 12 al giovane Eike Immel.
Le intemperanze di Uli Stein proseguirono negli anni successivi in Bundesliga con il culmine della gara di Supercoppa di Germania tra Bayern e Amburgo del 28 luglio 1987 allorquando Stein, dopo aver subito una rete dal "Cobra"  Wegmann,  gli mollò un cazzotto in piena faccia ...  con conseguente espulsione e maxi-squalifica.


(Uli vs Cobra)